Chi era Santa Caterina Dé Vigri
Santa Caterina nasce l’8 settembre 1413 a Bologna da Giovanni De’ Vigri, ferrarese, e da Benvenuta Mammolini, bolognese.
Caterina viene educata alla Corte Estense, che in quel tempo toccava l’apogeo della sua grandezza e del suo splendore.
Proprio alla Corte di Ferrara, tra le attrattive della vita mondana e frivola, nasce e germoglia in Caterina la vocazione alla sequela di Cristo.
Giovanissima entra nel Monastero del Corpus Domini in Ferrara, ove professa la Regola delle Sorelle Povere di Santa Chiara e vi rimane fino al 22 luglio del 1456, quando viene chiamata a Bologna a fondare il Monastero detto anch’esso del Corpus Domini.
Anima profondamente francescana, vive l’imitazione di Cristo crocifisso, la contemplazione del Bambino di Betlemme, l’amore per Gesù vivo nell’Eucaristia, in giubilo e letizia interiore, con un temperamento vivace, artistico, portato al canto e alla danza.
Di lei si conservano un violino (raro esempio di quell’epoca), alcuni dipinti e i suoi scritti: Le sette Armi Spirituali, I Dodici Giardini, il Rosarium, I Sermoni.
Muore il 9 marzo 1463, pronunciando dolcemente il nome di Gesù.
Il suo corpo, dissepolto dopo diciotto giorni per i prodigi che si verificavano sulla sepoltura, fu trovato intatto, flessibile e profumato. Dopo oltre 5 secoli si conserva ancora oggi incorrotto ed è in venerazione nel Santuario del Corpus Domini in Bologna.
Papa Clemente XI la proclamò Santa il 22 maggio 1712.
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Chi era Dante Drusiani
Dante Drusiani, nome di battaglia “Tempesta“, nacque a Porretta Terme il 24 marzo 1925.
Militò nella 7ma Brigata GAP Garibaldi con funzione di comandante di compagnia e operò a Bologna partecipando a varie azioni tra cui la liberazione dei detenuti politici dal carcere di San Giovanni in Monte del 9 agosto 1944; l’assalto alla sede del comando tedesco all’Hotel Baglioni; l’assalto alla polveriera di Villa Contri.
Catturato dai tedeschi fu a lungo interrogato, torturato e, infine, fucilato il 14 dicembre 1944.
Insieme a Vincenzo Toffano “Terremoto” gli è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
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Un po’ di storia dell’edificio
Le prime notizie certe circa l’edificio attualmente sede delle scuole elementari Adolfo Albertazzi risalgono al 1771 e ci provengono dalla documentazione del Catasto, un Ufficio Pubblico che registrava tutti i proprietari delle abitazioni, dei terreni e la loro capacità produttiva.
La villa o “casa di villeggiatura” (così veniva chiamata la residenza fuori porta dei ricchi cittadini borghesi) apparteneva a quel tempo alla marchesa Ercolani Zagnoni ed era circondata da un podere di terra giudicato dai periti in parte buono, in pare mediocre, “arativo, arborato, vitato e casalivo”.
Era cioè da arare e coltivare a grano o “marzatelli” (segale, miglio e altre colture primaverili), con la presenza di alberi (probabilmente gelsi per l’allevamento dei bachi da seta), viti e case (si trattava dell’abitazione del fattore, oggi utilizzata nella scuola come palestra, e di un’altra casa colonica nei pressi della via Emilia).
Un ulteriore piccolo appezzamento, giudicato invece “infimo”, si trovava oltre lo “stradello pubblico che conduceva alla Certosa” (dai primi dell’Ottocento sarà chiamato Berretta Rossa, pare dal colore del copricapo dei biroccianti che abitavano numerosi in quella zona), all’angolo con la “Strada Maestra di San Felice” (la via Emilia), a ridosso di una sorta di argine con dei gelsi.
Qui c’era anche il macero utilizzato per la lavorazione della canapa di tutto il fondo.
Tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento si erano quindi verificati diversi passaggi di proprietà, fino al 1807, quando la tenuta era stata acquistata da Camillo Bassi, ricco possidente con terreni e immobili a Bologna, Bertalia, Calderara e Anzola.
Alla sua morte, avvenuta nel 1842, era stata ereditata dalla moglie e poi dai figli; infine -grazie al matrimonio contratto da una delle figlie, Metilde- nel 1880 era entrata a far parte dei beni della famiglia Aldini.
Cinque anni più tardi veniva acquistata dalla “egregia donzella Mamo Erminia del fu Cavalier Ingegnere Michele” per essere inserita tra i beni da portare in dote al futuro marito (il matrimonio si sarebbe celebrato di lì a poco, il 16 marzo 1885), il Cavalier Antonio Cuzzo Crea, “nativo di Reggio Calabria, possidente”, allora proprietario e direttore del quotidiano bolognese “La Gazzetta dell’Emilia”.
Erminia Borghi Nata a Parigi dal soprano Adelaide Borghi (si racconta che l’avesse data alla luce poche ore dopo avere calcato le scene), Erminia Mamo aveva seguito le orme materne, diventando una apprezzata cantante lirica.
Dai rogiti notarili si possono ricavare ulteriori informazioni sugli edifici: la “casa di villeggiatura” era disposta su due piani e aveva 18 ambienti; la “casa d’affitto” (al di là di via Berretta Rossa, all’angolo “casa con stalla, rimessa a fienile” e con la via Emilia) erano anch’esse a due piani con, rispettivamente, 14 e 15 vani.
Facevano parte dell’acquisto anche tutti i mobili presenti nella villa, “gli arredi sacri della cappella, la vaseria, gli agrumi e il vasellame di cantina”.
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